La frenetica attività del leader dei Rotting Christ si arricchisce di un nuovo capitolo solista che ripercorre nuovamente il periodo gotico della sua band principale.
La frenetica attività del leader dei Rotting Christ si arricchisce di un nuovo capitolo solista che ripercorre nuovamente il periodo gotico della sua band principale.
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Dopo il dittico Disharmonium, ambizioso ma non sempre digeribile, i francesi tornano a soluzioni più melodiche e lineari, senza per questo smettere di stupire.
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Ron Harris torna con un disco più notturno e meno tamarro. Il capo dei Lord of the Lost vince tutto in partenza con un video dove si aggira per sale giochi a bordo di una Yamaha TDM sventagliando una katana.
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Il post rock metallico dei russi Kauan, il funereo gothic doom dei Tempestuous Fall, lo split Shores of Null / Convocation, innovazione nella tradizione con i Vin de Mia Trix.
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Black metal urbano contaminato con dark wave, elettronica e death. I milanesi mantengono le promesse dell’Ep e consolidano uno stile sorprendente e originalissimo.
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Dalla terra dei trulli e degli ulivi millenari arrivano due gruppi dediti a sonorità solitamente associate a paludi e deserti americani.
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La violenza dei galiziani AkoúΦenom, il talento e la personalità dei tedeschi Verheerer, l’ortodossia degli austriaci Détresse e il raw black atmosferico dei coreani 눈과 바람 (Snow & Wind).
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Il death moderno e sinfonico dei Qrixkuor, quello scolastico dei Plasmodulated, le sfumature epiche e black degli italiani Patristic, la malinconia doom degli Structure e i Depravity che vi salveranno dalle festività.
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Con il secondo album Le Donne Magiche il gruppo irpino è riuscito addirittura a fare meglio del debutto. Ne parliamo con il chitarrista Nicola Euplio Vitale.
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Tre dischi tradizionali usciti quest’anno: i greci Black Soul Horde e Reflection (più ottantiani i primi, più moderni i secondi) e i torinesi Airborn, tra le più belle realtà “nascoste” della nostra scena power.
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La frenetica attività del leader dei Rotting Christ si arricchisce di un nuovo capitolo solista che ripercorre nuovamente il periodo gotico della sua band principale.
Dopo il dittico Disharmonium, ambizioso ma non sempre digeribile, i francesi tornano a soluzioni più melodiche e lineari, senza per questo smettere di stupire.
Ron Harris torna con un disco più notturno e meno tamarro. Il capo dei Lord of the Lost vince tutto in partenza con un video dove si aggira per sale giochi a bordo di una Yamaha TDM sventagliando una katana.
Il post rock metallico dei russi Kauan, il funereo gothic doom dei Tempestuous Fall, lo split Shores of Null / Convocation, innovazione nella tradizione con i Vin de Mia Trix.
Black metal urbano contaminato con dark wave, elettronica e death. I milanesi mantengono le promesse dell’Ep e consolidano uno stile sorprendente e originalissimo.
Dalla terra dei trulli e degli ulivi millenari arrivano due gruppi dediti a sonorità solitamente associate a paludi e deserti americani.
La violenza dei galiziani AkoúΦenom, il talento e la personalità dei tedeschi Verheerer, l’ortodossia degli austriaci Détresse e il raw black atmosferico dei coreani 눈과 바람 (Snow & Wind).
Il death moderno e sinfonico dei Qrixkuor, quello scolastico dei Plasmodulated, le sfumature epiche e black degli italiani Patristic, la malinconia doom degli Structure e i Depravity che vi salveranno dalle festività.
Con il secondo album Le Donne Magiche il gruppo irpino è riuscito addirittura a fare meglio del debutto. Ne parliamo con il chitarrista Nicola Euplio Vitale.
Colloquio con il bassista dei Ne Obliviscaris, nel cui progressive estremo le corde grosse sono elemento autonomo e di primo piano di un suono articolato e poco convenzionale.
Anziani thrasher alla riscossa, suore scosciate col face painting, l’ex batterista degli Slayer costretto dalla moglie a mettere su un progetto con lei.
La nascita del desert sound, gli anni d’oro dei Queens of the Stone Age, il ricordo di Mark Lanegan. Il bassista ripercorre la sua carriera ai microfoni di Metal Skunk.
Un capolavoro ancora in grado dopo mezzo secolo di inquietare e fare paura, con uso degli spazi e dei suoni che resta modernissimo e gioca con lo sguardo dello spettatore come il gatto col topo.
L’implacabile Carrozzi dice la sua sull’ennesimo filmone di Guillermo Del Toro, la discreta pellicola politica di Kathryn Bigelow e il tentativo grottesco di far diventare Predator un eroe per cui empatizzare.
Due sorprendenti avvicendamenti al microfono di due blasonate formazioni sconvolgono il metallomondo in una gelida domenica di novembre. Nel frattempo anche Turilli fa le sue riflessioni.
Un premuroso Belardi si sofferma sugli ultimi scatti artistici della chitarrista delle Cobra Spell, ineguagliabile banda proiettata verso un successo che confidiamo planetario.
La penultima data del tour d’addio dei Necrodeath, i Goblin di Simonetti che celebrano 50 anni di Profondo Rosso, il Morbidfest con Possessed e Terrorizer, Sinister, Demented Are Go… Ce n’è per tutti.
Un po’ poca gente e un po’ pochi gradi sopra lo zero termico, ma un bello spettacolo in una sede che porta avanti la stagione del Viper Theatre dopo l’incendio che ha bruciato il locale originale.
Se non è stato il concerto della vita poco ci è mancato. Uno di quegli eventi che ci si ricorderà per sempre: esserci ha significato tracciare una linea di demarcazione tra noi e gli altri.
Gli svedesi dal vivo sono sempre una bella esperienza, ma la scaletta infarcita di tracce estratte dagli ultimi album ci fa sperare in un tour celebrativo di The Great Cold Distance nel 2026.
Tra i vari appuntamenti del mese, Till Lindemann, Alestorm, Wardruna, Tankard, le accoppiate And Oceans/Mork Gryning e Absu/Ancient, il MorbidFest, il Black Winter Fest e l’addio alle scene dei Necrodeath
Testimonianza dell’underground locale e nazionale, soprattutto estremo, che ribolle nei locali fiorentini. Qui, oltre agli headliner, c’erano otto formazioni di spalla, le quali hanno rivelato non poche gradevoli sorprese.
Niente come il vecchio Live and Nude riporta alla mente quelle notti di maggio coi finestrini abbassati in cui sembra di cogliere la piena essenza della Felicità.
I dischi d’addio di System of a Down e Bolt Thrower, l’album più sottovalutato dei Lord Belial, tanto black metal underground, l’abominio dei Dimmu Borgir che rifanno Stormblast e altri ventennali.
Il disco gemello di Reise Reise, registrato per lo più nelle medesime sessioni, né è allo stesso tempo l’antitesi: organico, coerente e compatto laddove il predecessore era stato un’altalenante raccolta di hit.
Un disco composto per lo più di nuove versioni di brani risalenti ai demo e ai primi due lavori, comunque obbligatorio per chi ama gli ancestrali inni pagani di Vratyas Vakyas.
Un disco dal vivo riuscito male come pochi, spompo, raffazzonato e cantato miseramente, che conferma come questo gruppo avrebbe dovuto sciogliersi dopo il debutto.
Più che un disco, un sacrificio rituale all’altare dell’Epica. E il primo pezzo è interamente suonato e cantato da Mark Shelton.
